IN ITALIA, A SCUOLA
«Io voglio
rimanere qui. Io voglio andare a scuola qui. Ho fatto tanta fatica a imparare
l’italiano, a parlare come parlano i bambini italiani, a scrivere come scrivono
loro. Abbiamo rischiato di morire in fondo al mare per venire qui.»
«E a scuola, Viki, nessuno ti dice niente se siamo clandestini?»
«No, Brunilda. Ai bambini italiani non interessa se siamo clandestini: nessuno di loro me l’ha mai chiesto. È una cosa che interessa solo ai grandi.»
«No, Brunilda. Ai bambini italiani non interessa se siamo clandestini: nessuno di loro me l’ha mai chiesto. È una cosa che interessa solo ai grandi.»
Ora
frequento la scuola media. Non ho ancora capito se possiamo chiamarci europei o
soltanto stranieri. Ho scoperto però che in Europa non sempre giustizia e
legalità coincidono: perché non sempre ciò che è legale è anche giusto, così
come è stato per noi.
E se un giorno, attraversando la periferia di
una grande città come Milano, Roma, Napoli, Marsiglia o Barcellona, vi capiterà
di vedere una baracca, pensate a chi ci abita. Forse anche lì c’è un bambino
che ha tanta voglia di andare a scuola.
Fabrizio Gatti, Viki che voleva andare a scuola, Fabbri editore, 2003
A cura della Commissione di Gestione della Biblioteca civica “Lino
Penati”
ABBATTERE I MURI
A COLPI DI LIBRI E VOCABOLARI
Mio marito dice che le disgrazie uniscono e che la
povertà è il più forte collante del mondo. Che abbia ragione? Mi domando se
sarei diventata amica di queste donne in altre circostanze.
Se fossi rimasta in India, mi sarei mai trovata attorno a un
tavolo con una cinese? Avrei mai confidato le mie paure a una bosniaca? Avrei
mai parlato intimamente con un’albanese musulmana?
La cosa che mi colpisce di più di questo piccolo e perfetto
mondo multiculturale che siamo riusciti a creare in via Ungaretti 25 è l’idioma
in cui ci confidiamo le cose. Due
persone che vogliono abbattere il muro linguistico tra di loro sono due esseri
ansiosi di costruire un mondo migliore. E noi, armate di mattoni – libri di
grammatica e di esercizi, vocabolari e audiocassette – e con tanto cemento di
buona volontà, stiamo tirando su con non poco sacrificio l’impalcatura del
nostro futuro.
Laila Wadia, Amiche per la pelle, edizioni e/o, 2007
A cura della Commissione di Gestione della Biblioteca civica “Lino Penati”
Nessun commento:
Posta un commento