giovedì 1 maggio 2014

1° maggio coi migranti

Sullo sfondo della Festa dei Lavoratori del primo maggio, anche i migranti ...
Baraccopoli di San Ferdinando/Rosarno
Un 1° maggio che in Calabria ha visto i sindacati confederali organizzare la manifestazione del primo maggio a contrada “Testa dell’acqua” presso i containers di Rosarno con i lavoratori migranti (leggi comunicato). La manodopera straniera impiegata nelle terre del Sud subisce uno sfruttamento fuori da ogni regola e da ogni contratto. In condizioni disumane come quelle del campo di San Ferdinando, dove vivono senza acqua, luce e riscaldamenti. Nonostante la rivolta a Rosarno nel 2010, nessuna integrazione è stata compiuta e nessuna tutela è stata messa in campo. "Come sindacato, anche nell’occasione di questo Primo Maggio, chiediamo vigilanza ed attenzione per evitare ai lavoratori migranti di subire condizioni di lavoro senza regole colpendo pesantemente il caporalato e l’illegalità. Ciò che intendiamo proporre è la creazione di un elenco certificato che raccolga le domande e le offerte di lavoro eliminando così il mercato di piazza dei nuovi schiavi. Il sindacato rivendica il diritto a un mercato del lavoro trasparente e legale e a condizioni di vita che non violino i diritti dell’uomo."
Un 1° maggio che ha visto altri sbarchi in Italia, e l'assalto di 700 migranti africani in Spagna, al muro di Melilla in Marocco, un muro di 6 metri presidiato da agenti marocchini che hanno utilizzato spray al peperoncino e manganelli per respingere l'ondata. In 150 sono rimasti arrampicati in cima alla barriera, cercando di tenere lontani gli agenti: hanno dato fuoco a vestiti, lanciandoli e brandito i manganelli sottratti ad alcuni ufficiali. In 140 sono riusciti a penetrare in Spagna, gli altri sono stati arrestati o sono rimasti feriti. Vacilla sempre più il muro Europa contro la povertà Africana che bussa alle nostre porte. Come ha scritto la giornalista Giuliana Sgrena che sarà il 3/5/2014 pomeriggio a Cernusco sul Naviglio, "Tutti abbiamo diritto a sognare una vita migliore e noi, con il passato di migranti, possiamo capirlo ora più che mai nel momento in cui molti giovani abbandonano l'Italia per cercare un futuro altrove. È una consapevolezza che abbiamo sempre trovato nella popolazione di Lampedusa, la più esposta alle ondate di sbarchi, ma anche la più solidale nei confronti dei profughi ... Centinaia di uomini, donne e bambini raggiungono la nostra terra, ma molti altri annegano o sono buttati a mare perché la vita li ha abbandonati durante una traversata drammatica su un peschereccio dismesso e comprato per pochi soldi dai trafficanti che hanno già messo in conto di perderlo. Eppure per salire su quei rottami gli sventurati pagano migliaia di euro, sacrifici di una vita, di famiglie intere, oppure resteranno per tutta la vita ostaggio dei trafficanti. Nulla e nessuno li potrà fermare, né l'ottusità di Malta, né gli accordi per uno sbarramento con i paesi di provenienza o di passaggio, né il rimpatrio forzato. Però molto si può fare per dare un aiuto concreto, innanzitutto una politica di accoglienza che riguardi tutta l'Europa, a partire dall'Italia. Se i visti per l'Europa comprendono tutta l'area Schengen non si capisce perché la richiesta di asilo può essere fatta solo nel paese di riconoscimento. Molti migranti non vogliono restare in Italia, alcuni si sono bruciati i polpastrelli per evitare l'identificazione nel nostro paese. E poi l'Europa dovrebbe avere un ruolo di mediazione nei conflitti che dilaniano paesi molto vicini a noi come la Siria. ... Nel frattempo non possiamo permettere che chi fugge dalla guerra muoia in mare davanti alle nostre coste. E chi ha fatto della solidarietà il proprio stile di vita, come la popolazione di Lampedusa, meriterebbe il premio Nobel per la pace. "

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