Calais: evacuazione “sanitaria” di migranti (da Il Manifesto del 28/5/2014)
Calais, Europa, confine della zona Schengen. In questa città, che ha dato il 31,75% al Fronte nazionale il 25 maggio, ieri ha avuto luogo un’espulsione di due campi improvvisati di immigrati clandestini, situati in centro, uno sul bordo di un canale l’altro sul porto da dove partono i ferries per la Gran Bretagna, la destinazione sognata. Su ordine del Prefetto, all’alba i poliziotti hanno circondato le zone occupate da tende di recupero, dove hanno trovato rifugio 550–600 persone, provenienti da paesi in guerra: Siria, Afghanistan, Sudan, Eritrea. In maggioranza sono giovani uomini, anche minorenni, sempre più disperati, disposti a prendere sempre maggiori rischi per passare clandestinamente sull’altra sponda della Manica.
L’espulsione era stata annunciata il 21 maggio. La motivazione data dal Prefetto, Denis Robin: si sta diffondendo un’epidemia di scabbia, i migranti vivono in condizioni deplorevoli e la malattia rischia di contagiare anche gli abitanti di Calais. Ci sono montagne di immondizia, c’è il fango, non c’è acqua potabile non ci sono sanitari. Le associazioni che si occupano di migranti, del resto, il 27 maggio avevano inviato una lettera al primo ministro Manuel Valls per denunciare il degrado della situazione sanitaria, in campi di fortuna cresciuti a dismisura, dove non esiste nessuna struttura di accoglienza e dove vivono più di 800 persone. Chiedevano di trovare una soluzione di alloggio decente.
Gli agenti ieri hanno proposto ai migranti di salire sui pullman, promettendo di portarli non si sa bene dove, in un centro dove prendere “una doccia”. E’ stata data loro una compressa contro la scabbia, ne dovrebbero prendere un’altra tra una settimana, ma nessuno sapeva dove trovare rifugio. Il Prefetto ha affermato che una soluzione sarà trovata per i minorenni. Ha promesso che non ci saranno controlli di documenti né arresti, salvo in caso di ribellione. Secondo Cécile Bossy di Médecins du Monde, la scusa sanitaria è “un carnevale, un simulacro di cura” messo in scena dalla Prefettura. Per Vincent Deconinck del Secours catholique, “la concomitantza dell’evacuazione con l’annuncio della cura per la scabbia è indegna”. La tensione è stata molto forte ieri, ci sono stati scontri tra polizia e militanti di difesa dei diritti umani. Un folto gruppo di migranti ha cercato di barricarsi in una zona chiusa, dove la sera viene distribuito dalle associazioni il solo pasto della giornata. Nel pomeriggio, senza avere nessuna soluzione al problema, il Prefetto ha dato il permesso ai migranti di restare sul posto per passare la notte.
Anche se dal 2012 c’è una circolare che impone di trovare una soluzione di accoglienza, la Prefettura del Pas de Calais non ha nessuna proposta da fare ai migranti. Nessuno vuole allontanarsi dalle vicinanze del porto, per non perdere la possibilità di tentare il passaggio clandestino in Gran Bretagna. I migranti in genere non avviano le pratiche per ottenere l’asilo in Francia, lunghe e complicate, ma corrono sempre più rischi per passare la Manica. Quest’anno, ci sono già stati sette morti. L’ultimo è un giovane sudanese, schiacciato da un camion il 24 maggio, mentre tentava di nascondersi nel cofano accanto al motore. Prima, due giovani erano stati travolti da camion in manovra. Due altri sono morti annegati, mentre cercavano di raggiungere un ferry a nuoto. Un altro è stato schiacciato dal carico di auto, a causa di una frenata improvvisa del veicolo dove era riuscito a nascondersi. Anche le risse con i passeurs hanno fatto dei morti di recente.
E’ da più di dieci anni che a Calais esiste questa situazione.
Nel 2002, Nicolas Sarkozy, che era ministro degli interni, aveva chiuso con grande spettacolarità il campo di Sangatte, gestito non lontano da Calais dalla Croce rossa. Concepito per 200 persone, alla fine vi avevano trovato rifugio fino a 1600–1800 migranti. Secondo la Croce Rossa dal ’99 al 2002 almeno 67mila persone erano passate per Sangatte. Ma, smantellato il campo, i rifugiati sono rimasti. Si erano concentrati nelle dune vicine, in una zona che era stata soprannominata la “giungla”. Questa sarà smantellata nel 2009, dal ministro degli interni Eric Besson. Ma anche questa volta i migranti sono rimasti e hanno cercato altre sistemazioni di fortuna. A Calais esistono varie associazioni che si prendono cura dei migranti, ma con il passare del tempo la stanchezza sta prendendo il sopravvento, anche perché alcuni militanti hanno avuto problemi con la giustizia, accusati di favorire l’immigrazione clandestina.Assalto a Melilla, centro al collasso
Spagna. In 500 hanno passato il confine con il Marocco. Il governo Rajoy senza soluzioni aumenta gli agenti (da Il Manifesto del 28/5/2014)
Tra i passi frontalieri del Barrio Chino e di Beni Enzar, Spagna e Marocco hanno dispiegato copiose forze di polizia a guardia del confine per evitare l’entrata di sin papeles - immigrati, per lo più subsahariani, senza documenti. Non è bastato: in duemila hanno provato a passare in vari punti, in cinquecento — secondo quanto riportato dalle autorità locali e testimoniato dalle immagini delle telecamere di sicurezza — sono riusciti a valicare la barriera di Melilla, l’enclave spagnola in terra marocchina.
Si tratta, secondo le fonti, del maggiore assalto alla doppia recinzione di protezione, alta sei metri, registrato dal 2005, simile a quanto già accaduto il 18 marzo scorso. Il ministro dell’interno del governo spagnolo guidato da Mariano Rajoy, Jorge Fernández Díaz, ha assicurato che la situazione del Centro de estancia temporal de inmigrantes (Ceti) di Melilla è al limite: la capacità di accoglienza di 480 persone è stata ampiamente superata, attualmente ci sono 1.900 migranti, ai quali si sono aggiunti i nuovi arrivi. Secondo il ministro migliaia di migranti starebbero già scendendo dal monte Gurugù, vicino alla frontiera marocchina, per tentare di passare in territorio comunitario. Il governo ha reagito prontamente con l’immediato dispiegamento di nuove forze a guardia della frontiera.
All’alba di ieri i cinquecento migranti, malmenati dalla polizia, si sono lasciati il Marocco alle spalle al grido di «Spagna, Spagna» e si sono diretti verso il Centro di soggiorno temporaneo dove sono stati ricevuti fra canti di vittoria dai migranti «ospitati» nella struttura.
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