martedì 1 luglio 2014

Francia, dal mito operaio al razzismo

Francia, campo rom a Parigi
Parigi. Dopo il linciaggio del ragazzo rom, intervista allo scrittore Edouard Louis. «Nella Francia profonda degli uomini duri che passano dalla fabbrica alle sbronze, l’esclusione sociale produce odio, omofobia e razzismo. La rivoluzione conservatrice ha spazzato via ogni traccia della sinistra»
Guido Caldiron, il manifesto • 22/06/2014 • 
Ben­ve­nuti nella Fran­cia pro­fonda, quella che disprezza gli arabi, i rom, i gay e gli ebrei. E magari vota per il Front Natio­nal di Marine Le Pen, anche se per gene­ra­zioni, e tra­di­zione, ha dato il pro­prio con­senso alla sini­stra quando non ai comu­ni­sti. Con Il caso Eddy Bel­le­gueule (Bom­piani, pp. 179, euro 16), evento della scorsa sta­gione let­te­ra­ria d’oltralpe, con più di 200 mila copie ven­dute, appena pub­bli­cato nel nostro paese, Edouard Louis descrive l’orrore ordi­na­rio di un pae­sino del Nord – la regione è quella della Pic­car­dia – dove tra fab­bri­che in crisi, abban­dono sco­la­stico, disoc­cu­pa­zione e alco­li­smo tal­mente dif­fuso da entrare nelle sta­ti­sti­che locali, si com­pie la vicenda di un ragaz­zino da tutti addi­tato come omo­ses­suale e per que­sto oggetto di con­ti­nue offese e pre­va­ri­ca­zioni, fino ad atti di vio­lenza espli­cita.



L’Eddy del libro è in realtà lo stesso Louis, oggi ven­tu­nenne, che ha scelto di rac­con­tare in que­sto romanzo affa­sci­nante (la cri­tica fran­cese ha tirato in ballo Céline e Faul­k­ner per parlarne) ma allo stesso tempo dav­vero scon­vol­gente, la sua lotta per non soc­com­bere a que­sto mare di odio, com­preso il rifiuto e il gelo dei suoi geni­tori. Fino alla fuga verso una nuova vita: oggi, allievo della pre­sti­giosa École nor­male supé­rieure, è un gio­vane stu­dioso di Pierre Bour­dieu.
Una vicenda cui fa da sfondo la crisi e l’emarginazione cre­scente del vec­chio mondo ope­raio e la sua deriva verso l’estrema destra e il razzismo.
Lei descrive uno spac­cato della pro­vin­cia ope­raia fran­cese, tra padri alco­liz­zati, madri schiac­ciate dalla vita, vio­lenza e razzismo. Per­ché la ses­sua­lità di Eddy fa tanta paura in que­sto contesto?
A Eddy danno del fro­cio già prima che lui prenda coscienza della sua attra­zione per gli altri ragazzi. Per­ché lo con­si­de­rano effem­mi­nato, poco macho. Prima che Eddy si senta omo­ses­suale, è il disprezzo degli altri, la vio­lenza e le pres­sioni che subi­sce che lo indi­cano così. E que­sto sol­tanto per­ché lui non ade­ri­sce ai modelli maschili domi­nanti. In realtà, il modo in cui veniva con­si­de­rata l’omosessualità nella mia fami­glia e nell’intero pic­colo mondo in cui sono cre­sciuto, è solo la lente che ho scelto per descri­vere la con­di­zione più gene­rale di quell’ambiente. Quella vio­lenza non parla di Eddy, ma di chi la perpetra.
I geni­tori e i com­pa­gni di scuola di Eddy sono odiosi, ma appa­iono a loro volta vit­time della vita che con­du­cono. Una sorta di corto circuito?
La vio­lenza degli altri ragaz­zini con­tro Eddy, il clima aggres­sivo che si respira nel pae­sino, sono in larga misura un pro­dotto della mise­ria, dell’esclusione sociale. Sono le diverse forme di esclu­sione – non solo eco­no­mica, ma anche cul­tu­rale – che subi­scono i ceti popo­lari a pro­durre in larga parte la vio­lenza e gli atteg­gia­menti discri­mi­na­tori verso le donne, gli omo­ses­suali, gli immi­grati. Que­sto libro non vuole solo denun­ciare l’omofobia, ma cerca di met­tere in discus­sione l’intero sistema, le dise­gua­glianze su cui si fonda. Il pae­sino per metà ope­raio e per metà con­ta­dino in cui sono cre­sciuto, è una di quelle realtà in cui le per­sone con­ti­nuano, gene­ra­zione dopo gene­ra­zione, a sof­frire per una con­di­zione di cui si lamen­tano ma verso la quale non rie­scono a ribel­larsi, se non in forme al limite dell’autolesionismo. Lì, la sopraf­fa­zione e la vio­lenza verso chi è per­ce­pito come estra­neo, è qual­cosa di abituale.
Siamo nel nord della Fran­cia, non lon­tano da Hénin-Beaumont, roc­ca­forte di Marine Le Pen. Per­ché qui l’estrema destra seduce i poveri?
In Fran­cia, come nel resto d’Europa, veniamo da una Rivo­lu­zione con­ser­va­trice che negli ultimi decenni ha cer­cato di spaz­zar via, sul piano delle con­qui­ste sociali come della cul­tura, ogni trac­cia della sini­stra: non solo il mar­xi­smo clas­sico, ma anche Bour­dieu, Fou­cault, gli studi sul raz­zi­smo, sulla libe­ra­zione delle donne e degli omo­ses­suali. Uno dei risul­tati di que­sta offen­siva restau­ra­trice è stato quello di eli­mi­nare dal dibat­tito pub­blico i temi dello sfrut­ta­mento e dell’emarginazione sociale, per­fino la vita stessa delle classi popo­lari: da un certo momento in poi è stato come se non esi­stes­sero più. Così, que­sti ambienti, si sono rico­struiti un’identità intorno all’estrema destra, iden­ti­fi­can­dosi nei discorsi di Marine Le Pen che è una delle poche poli­ti­che che ancora parla di loro. Nel silen­zio e nell’assenza di tutti, il Front Natio­nal è diven­tato egemone.
Nella ban­lieue di Parigi, un ado­le­scente rom è stato lin­ciato. Subire il razzismo non è un anti­doto suf­fi­ciente per non imporlo ad altri?
Al con­tra­rio. E comun­que si devono evi­tare le rap­pre­sen­ta­zioni con­so­la­to­rie. Mi spiego. Accanto al silen­zio sul mondo popo­lare, negli ultimi anni, c’è stato, spe­cie a sini­stra, anche l’atteggiamento oppo­sto. Quello che ricorda un po’ le posi­zioni di Paso­lini, per cui i poveri, essendo più sem­plici, più auten­tici, estra­nei all’artificiosità della bor­ghe­sia, sareb­bero tout court estra­nei ai pre­giu­dizi. In realtà, pro­prio l’emarginazione che vivono i ceti popo­lari può pro­durre altro odio o vio­lenza, come si vede benis­simo, e da tempo, nelle ban­lieue.
In alcuni casi è però pro­prio la cul­tura di que­sti ambienti che pro­duce le discri­mi­na­zioni. Eddy sem­bra scon­trarsi con il mito della masco­li­nità dif­fuso nella classe operaia.
Sì, è vero. Lo sfrut­ta­mento sociale non spiega tutto. Eddy vive in un uni­verso domi­nato da una cul­tura machi­sta, quella degli uomini duri che pas­sano dalla fab­brica alle sbronze con gli amici, maschi, e le cui prime vit­time sono le donne e gli omo­ses­suali. Tutti si ade­guano a que­sto stile rude, bru­tale, com­prese le mogli e le figlie, e lui che non rie­sce a farlo fini­sce per farne le spese. Ed è chiaro che si tratta di una delle carat­te­ri­sti­che che ha accom­pa­gnato per decenni anche i par­titi della classe ope­raia. Per que­sto Michel Fou­cault lasciò il Pcf in Fran­cia e Luchino Visconti fu cac­ciato dal Pci in Ita­lia: non c’era posto per i gay. Con la scusa che la rivo­lu­zione sociale avrebbe spaz­zato via anche le dif­fe­renze di genere, non si faceva altro che per­pe­trare il domi­nio maschile.

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