Partono da paesi in guerra, da paesi mutilati dall'ingordigia delle multinazionali, da paesi ricchi di materie prime ma con una povertà che riguarda oltre il 50% delle popolazioni.
Pagano almeno 1500 dollari per poter attraversare deserti, montagne, fiumi, accompagnati da predoni che spesso usano violenza sulle donne, come parte del prezzo da pagare. Durante il viaggio vengono derubati e picchiati da bande in attesa degli sventurati.
Pagano 7000 dollari per il passaporto e in Libia aspettano di imbarcarsi, pagando altri 1500 dollari. Sui barconi la violenza degli scafisti, si abbatte su chi protesta, e ancora sulle donne, con stupri di gruppo. Dopo settimane di affanni e centinaia di kilometri percorsi in condizioni disumane, arrivano sfiniti sulle coste italiane, rifiutati dall'opinione pubblica europea.
Allo sbarco vengono prese le impronte. La tendenza delle forze dell'ordine, quella di chiudere un occhio sulle procedure di identificazione è lasciarli passare dall’Italia verso altri paesi dell’Unione europea, senza troppo clamore.
In questi giorni, viene agitata la paura di epidemie in arrivo con gli sbarchi. Il neosindaco di Casal di Principe Renato Natale, medico e volontario della Caritas di Castel Volturno, smentisce: «Abbiamo avuto altre ondate di migranti e non mi sembra che oggi la situazione sia più grave. Si tratta di patologie tipiche della povertà ma non si diffondono come la peste: per contrarle bisogna essere deboli oppure avere il sistema immunitario depresso, ad esempio per l’Hiv. Piuttosto, malattie come la tubercolosi da dieci, quindici anni si stanno diffondendo in occidente anche a causa del peggioramento delle condizioni di vita».
La vera epidemia è la povertà crescente.
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