giovedì 3 luglio 2014

Epidemie e povertà

Partono da paesi in guerra, da paesi mutilati dall'ingordigia delle multinazionali, da paesi ricchi di materie prime ma con una povertà che riguarda oltre il 50% delle popolazioni.
Pagano almeno 1500 dollari per poter attraversare deserti, montagne, fiumi, accompagnati da predoni che spesso usano violenza sulle donne, come parte del prezzo da pagare. Durante il viaggio vengono derubati e picchiati da bande in attesa degli sventurati.
Pagano 7000 dollari per il passaporto e in Libia aspettano di imbarcarsi, pagando altri 1500 dollari. Sui barconi la violenza degli scafisti, si abbatte su chi protesta, e ancora sulle donne, con stupri di gruppo. Dopo settimane di affanni e centinaia di kilometri percorsi in condizioni disumane, arrivano sfiniti sulle coste italiane, rifiutati dall'opinione pubblica europea.
Allo sbarco vengono prese le impronte. La ten­denza delle forze dell'ordine, quella di chiudere un occhio sulle procedure di identificazione è lasciarli pas­sare dall’Italia verso altri paesi dell’Unione euro­pea, senza troppo cla­more.
In questi giorni, viene agitata la paura di epidemie in arrivo con gli sbarchi. Il neo­sin­daco di Casal di Prin­cipe Renato Natale, medico e volon­ta­rio della Cari­tas di Castel Vol­turno, smentisce: «Abbiamo avuto altre ondate di migranti e non mi sem­bra che oggi la situa­zione sia più grave. Si tratta di pato­lo­gie tipi­che della povertà ma non si dif­fon­dono come la peste: per con­trarle biso­gna essere deboli oppure avere il sistema immu­ni­ta­rio depresso, ad esem­pio per l’Hiv. Piut­to­sto, malat­tie come la tuber­co­losi da dieci, quin­dici anni si stanno dif­fon­dendo in occi­dente anche a causa del peg­gio­ra­mento delle con­di­zioni di vita».

La vera epidemia è la povertà crescente.

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