martedì 8 luglio 2014

L'invasione degli alien-ati

Sì, alienati della loro terra, della loro storia, e non per motivi turistici. E noi ?

Giorgio Salvetti - Il Manifesto, 7/7/2014

Almeno su una cosa l’Europa è unità. Nes­suno vuole farsi carico delle migliaia di dispe­rati che ogni giorno attra­ver­sano il Canale di Sici­lia. Nep­pure quando muo­iono a cen­ti­naia. Ci si chiede come è stato pos­si­bile lo schia­vi­smo, tra qual­che decen­nio ci si chie­derà come è stato pos­si­bile que­sta strage infi­nita ancora una volta ad opera dell’Occidente.
Oggi a Milano si terrà il ver­tice euro­peo dei mini­stri dell’interno di tutti i paesi Ue, il primo evento che l’Italia ospi­terà nel corso del tanto sban­die­rato seme­stre di pre­si­denza. La città lan­ciata nell’affanosa rin­corsa a Expo si rifa di nuovo il trucco: sven­to­lano ban­diere dei vari stati, si appen­dono mani­fe­sti e si esten­dono i con­trolli di sicu­rezza. Ma basta fare un giro in Sta­zione Cen­trale per capire che la realtà è molto lon­tana dagli sfarzi degli eventi legati a que­sti sum­mit. Milano da giorni non sa come gestire l’arrivo mas­sic­cio di stra­nieri. Sono uomini, donne e bam­bini sbar­cati nel sud dopo essere stati soc­corsi nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum. Sono stati lasciati a loro destino e sono venuti a Milano nel ten­ta­tivo di andar­sene dall’Italia.
Nell’ultimo fine set­ti­mana hanno attra­ver­sato il mare altri 2.600 migranti. Non passa ora senza che venga avvi­stato un nuovo bar­cone. A cen­tia­nia ieri sono sbar­cati anche nel porto di Lam­pe­dusa dove il cen­tro di acco­glienza non è più agi­bile ma è stato ria­perto nell’attesa che i nuovi arri­vati venis­sero tra­sbor­dati in Sicilia.


Ieri il mini­stro degli interni Alfano era ad Agri­gento per incon­trare la sin­daca di Sicu­liana dove la popo­la­zione è spa­ven­tata dal mas­sic­cio arrivo di stra­nieri. “L’Europa ha final­mente capito che noi non abbiamo più tempo per aspet­tare – ha detto il mini­stro – Nel seme­stre ci gio­chiamo dav­vero tutto. Oggi Alfano incon­trerà a Milano il com­mis­sa­rio degli affari interni della Ue Ceci­lia Mal­strom che però non sem­bra aver colto il mes­sag­gio. “Non è giu­sto dire che l’Europa ha abban­do­nato l’Italia – ha dichia­rato – l’Italia ha rice­vuto dall’Ue 500 milioni di euro e sarà il più grande rice­vente di fondi dal 2014 al 2020. Stiamo facendo appello agli altri paesi mem­bri per la spar­ti­zione dei rifu­giati”. Poi però non ha rinun­ciato a bac­chet­tarci: “Abbiamo avuto indi­ca­zioni da alcuni stati mem­bri che l’Italia e altri paesi non adem­piono agli obbli­ghi sulle impronte digi­tali degli immi­grati che chie­dono asilo. Stiamo cer­cando di capire se il pro­blema è dovuto alla forte pres­sione o è siste­mico”. E’ la verità. Le auto­rità ita­liane non pren­dono le impronte per­chè altri­menti dovreb­bero farsi carico dei rifu­giati. Li soc­cor­riamo in mare ma poi chiu­diamo gli occhi nella spe­ranza che rie­scano da soli ad andar­sene nei paesi più a nord.

Si tratta di un ipocrita brac­cio di ferro sulla pelle di que­ste per­sone nell’inutile ten­ta­tivo di rim­pal­larsi esseri umani facendo a gara e chi rie­sce a fare il meno pos­si­bile per dare un vero aiuto. Un rap­porto dell’Ocse com­mis­sio­nato dal Cnel rende noto che l’Italia e la Spa­gna sono i due paesi dove l’immigrazione è cre­sciuta di più: la popo­la­zione stra­niera è qua­dru­pli­cata dal 1996 al 2011 fino a rag­giun­gere 4,5 milioni, pari al 9% del totale. Una per­cen­tuale più alta di Gre­cia e Por­to­gallo ma più bassa degli altri paesi con un Pil para­go­na­bile al nostro. Le ultime ricer­che testi­mo­niano che sono sem­pre di più quelli che lasciano il nostro paese, men­tre un altro stu­dio pub­bli­cato ieri dall’Ue dimo­stra che l’Italia nel 2013 era al quinto posto per il numero di richie­denti asilo: oltre 27 mila (+61% rispetto al 2013). In Ger­ma­nia però sono quasi 127 mila (+64%) e in tutta l’Ue sono aumen­tati del 30%. L’Italia dun­que è il paese più espo­sto per la sua posi­zione geo­gra­fica ma non è certo quello che acco­glie più rifu­giati. E quando lo fa, lo fa malis­simo. Altro che sbat­tere i pugni sui tavoli di Bruxelles.

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