martedì 10 giugno 2014

"The struggle is my life"

Padre Efrem Tresoldi, direttore di Nigrizia
"La lotta è la mia vita" diceva Nelson Mandela, che ha dedicato la sua vita all'eliminazione dell'apartheid e alla libertà per tutti i cittadini sudafricani. Così, padre Efrem Tresoldi, nella serata del 9/6/2014 ha presentato la figura di Nelson Mandela, avendo vissuto in qualità di missionario comboniano in Sudafrica, sia durante il regime autoritario dell'apartheid sia dopo, con l'elezione di Neson Mandela a presidente nel Sudafrica nel maggio 1994, esattamente 30 anni fa.

Efrem, attuale direttore della rivista Nigrizia, ha narrato la storia del Sudafrica, che ha istituito l'apartheid sin dal 1948 come sistema legislativo, basato su leggi draconiane e liberticide, discriminatorie e repressive.

L'apartheid si basava sulla separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi (per esempio rispetto all'uso di mezzi e strutture pubbliche) e sull'istituzione dei bantustan, i territori semi-indipendenti in cui molti neri furono costretti a trasferirsi. Le basi filosofiche si sono sviluppate negli anni 30-40, ispirandosi all'ideologia nazista di supremazia della razza e di disprezzo delle altre razze, giudicate inferiori.

(continua)


Il partito ANC (African National Congress) ha combattuto contro questa legislazione e contro i detentori del potere (gli afrikaner, ovvero i boeri di origine olandese), per molti anni con azioni di disobbedienza civile e manifestazioni. Sino al punto di rottura, che ha portato il loro leader, Nelson Mandela, a non trovare alcuna via d'uscita, se non la lotta armata. Il prezzo da pagare era quello, ma Nelson precisava che era solo un mezzo che avrebbero abbandonato appena le condizioni di libera manifestazione dell'opposizione fossero ripristinate.

27 anni: sono gli anni in cui Nelson fu incarcerato. La situazione geo-politica nei paesi confinanti (in cui i movimenti di liberazione avevano sovvertito il potere dei bianchi) e ,le pressioni internazionali (l'ONU aveva decretato l'apartheid un "crimine internazionale" sin dal 1976), portarono nel 1990 alla liberazione di Nelson, che quando uscì disse di essere libero due volte, riferendosi in particolare alla libertà interiore, senza rancore.

E lo dimostrò, partendo da subito con un cammino di riconciliazione, un percorso inclusivo, esattamente l'ooposto di quello che avevano perpetrato per anni i coloni bianchi. Nell'incontro è emersa la necessità di non idealizzare la figura di Nelson, per non scivolare nel culto del leader, che tanti danni ha provocato e continua provocare, anche nelle terre nostrane. Ma certo è che Nelson rappresenta una figura storica di caparbia e coraggio, di un uomo che ha messo al primo posto la politica e la libertà, non per interessi personali, bensì per l'umanità. Una figura che sul piano simbolico-culturale è un riferimento come lo sono Gandhi, Che Guevara, Martin Luther King, Malcolm X, Arafat. Personaggi che han cercato di cambiare il sistema oppressivo, e che hanno segnato il percorso.

La storia va avanti, e in Sudafrica ci sono ancora 26 milioni di neri che vivono con 1 dollaro al giorno, da 3 mesi è in corso uno sciopero determinato dei minatori, nonostante la democrazia instauratosi nel 1990.
Questo perchè la globalizzazione e la finanza mondiale ha determinato anche le politiche economiche del Sudafrica, esattamente come nel resto dal mondo, sino ad arrivare alla Grecia, alla Spagna e all'Italia dei giorni nostri. Il cambiamento in un unico Stato non è possibile, solo cambiando il sistema e il modello socio-economico si può davvero cambiare. La diseguaglianza economica è strutturale alla ricchezza dei paesi del Nord, l'Africa dopo la fine del colonialismo degli anni 70-80 è tornata ad essere terra di predazione da parte delle multinazionali americane, europee, giapponesi e cinesi. Massacrata a livello ambiantale e da guerre fratricide. E lo scenario futuro è ancora più nero: l'Unione Europea vorrebbe costringere l'Africa, gli stati dei Caraibi e del Pacifico, ad un partneriato economico (EPA) che liberalizzi l'import/export eliminando i dazi. Cosa comporterà questo ? Semplice, dice Efrem: in un supermercato della Costa d'Avorio, 1 kilo di riso prodotto in Francia costerà meno di quello prodotto in loco, perchè in Francia lo Stato sovvenziona l'agricoltura. E ciò si tradurrà in nuovi poveri, che avranno scelta tra la morte in loco o l'emigrazione. C'è un appello contro gli EPA che vede come primo firmatario Alex Zanotelli, e tra i firmatari padre Efrem e Vittoria Agnoletto, ex-parlamentare europeo, a cui ogni uomo di buona coscienza dovrebbe aderire per fermare questo scempio.

Padre Efrem si è confrontato con la platea, con una sana dose di umiltà e di disponibilità, senza nascondere le ambiguità della Chiesa cattolica e la tremenda presa di posizione della chiesa protestante sostenitrice dell'apartheid. Eppure Efrem ha raccontato dei tavoli ecumenici in cui tutte le religioni si sono incontrate per ammettere le proprie colpe e per disegnare un futuro più equo, e tollerante.

Efrem ha poi parlato di quello che comunque ognuno può fare, nel suo piccolo, dal sostenere il commercio equo e solidale, al microcredito, alla cooperazione internazionale. Sono piccole luci, che però sono necessarie per cambiare le persone dentro e renderle partecipi di un percorso alternativo a quello omologato.



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