venerdì 11 aprile 2014

I nuovi schiavi

La Carovana Internazionale Antimafie riprende il suo viaggio
di Alessandro Cobianchi, coordinatore nazionale Carovana Antimafie

L’edizione numero venti della Carovana Internazionale Antimafie organizzata da Arci, Libera, Avviso pubblico con Cgil, Cisl, Uil e Ligue de l’enseignement è partita martedì 8/4/2014 da Roma.

I nuovi schiavi: questo lo slogan che abbiamo scelto per raccontare il cammino dei furgoni attraverso l’Italia e l’Europa. Un cammino lungo e faticoso, che percorrerà 19 regioni in Italia fino al 15 giugno, giorno in cui, in Sicilia, la Carovana festeggerà il suo ventesimo compleanno proprio laddove, per la prima volta, si mise in strada all’indomani delle stragi di Capaci e Via D’Amelio.

Da ottobre, la ‘coda’ internazionale: Francia, Romania, Serbia e Malta. Parleremo di tratta degli esseri umani. Per raccontare (e farci raccontare) le storture sociali di un tempo storico in cui tutto si mercifica, dando un prezzo anche all’umanità. Un’umanità che spesso è svenduta, abbandonata a un mercato del lavoro che si alimenta di sommersione e di sfruttamento. In questo sistema, a trarne beneficio è innanzitutto la criminalità organizzata, che ha fatto suo questo core business. Ed è un giro d’affari enorme. Si calcola che nel solo 2013, nei paesi dell’Unione Europea, i proventi delle attività di tratta si aggirino attorno ai 25 miliardi di euro.

Ma se c’è chi intasca, c’è anche chi subisce: sono gli 880 mila lavoratori forzati, costretti spesso a paghe da fame e a condizioni igienico-sanitarie e sociali addirittura peggiori rispetto a quelle da cui sono fuggiti. Relegati ai margini delle nostre città, alienati rispetto ad ogni diritto, privati dei documenti di riconoscimento. Schiavi nel nome del profitto.

Jerry Maslo
Schiavi. Come le 270mila vittime, in prevalenza donne (oltre il 95%), dello sfruttamento sessuale. Come i 400mila potenziali lavoratori in agricoltura (l’80% stranieri) che rischiano di confrontarsi ogni giorno con il caporalato, almeno 100mila dei quali già considerati in grave condizione di sfruttamento lavorativo. Ma ognuna di queste cifre, dietro la fredda matematica, nasconde delle storie. Storie per lo più negate. Ad esempio, quella di Jerry Masslo, il primo migrante ad essersi opposto alla protervia retrograda di un razzismo che non conosce morale e che, 25 anni fa, fu assassinato in Campania. O ancora quella di Hiso Teleray, che si oppose, in Puglia, ai caporali e che ha pagato con la vita la sua
ribellione. E poi quelle dei tanti che, in un medioevo della civiltà, vivono a migliaia nelle masserie diroccate, in villaggi provvisori, in ghetti sfibrati di scarti e cartone che fanno scricchiolare le conquiste acquisite con decenni di lotte e battaglie.

Il dossier Agromafie e Caporalato, redatto dall’Osservatorio Placido Rizzotto, è esplicito sulle condizioni di lavoro cui sono costretti. Di fronte ad una media di 10-12 ore di lavoro massacrante, i braccianti percepiscono un salario giornaliero che oscilla tra  25 e i 30 euro. Somma da cui vanno sottratti quelli che sono veri e propri balzelli patronali: 3,50 euro per un panino, 1,50 euro per una bottiglia d’acqua e, soprattutto, 5 euro per il trasporto. Senza contare il fitto degli alloggi che, in taluni casi, definire fatiscenti è qualcosa di molto più che un eufemismo. Con il viaggio di Carovana, che quest’anno si fonde con il progetto europeo Cartt (che fa della lotta alla tratta il suo caposaldo), vogliamo portare all’emersione questi fenomeni. Ma guai a credere che la mera conoscenza possa, da sola, costituire lo strumento di contrasto. Occorre, e in fretta, fare uno scatto in avanti. Essere sì cittadini consapevoli. Ma essere anche cittadini corresponsabili. Imparare per imparare ad essere.

http://www.carovanaantimafie.eu
http://www.arci.it/

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